Pubblico volentieri le poesie di questa giovane poetessa, Deborah Zingariello, che ha preso parte agli incontri del Festival Europa in versi 2021:
con l’augurio di continuare in questo suo percorso di ricerca del valore della parola.
CORPO – 15/01/2021
Corpo di mela,
mela perché sei corpo:
sacrificio di folle solerzia,
pedante bava perversa,
sciupato a beltà sua,
che la farsa lussuria pretende;
Lontana ai nobili ditirambi.
Lontana alla nuda parola.
Rassegnata la carne,
al vetro di scambio:
obliata opalescenza
il gentil desiderio.
Corpo di mela,
mela di Eva perché sei corpo.
Sei mela e sei più bella,
sei più bella quando taci,
deliziosa pasta di mandorle,
così docile, così graziosa,
lì, nella tua compostezza
come porcellana d’esposizione.
Voglio sentire queste tue
sobrie e rosee guance
gonfiarsi d’acqua;
Sommersa nell’acqua, la tua parola
coi tuoi pensieri, col tuo credo,
da belato a soave silenzio.
Rimani lì, continua a tacere
creatura dalla gratificante
e sfarzosa bellezza.
L’importante è che rimanga lì,
seppur frivola d’essenza.
In perfetta geometria
per compiacimento altrui
non è forse questo il tuo ruolo?
VIANDANTE – 28/01/2021
Falce bruta, per mito incolta,
dirocca ancora imberbi strascichi di terra
come ciottoli d’obliata appartenenza
inanimi e spenti.
Avanza il taciuto viandante;
lima eterno ruderi di nostri siltiti,
come da prosa disarmata,
l’alta marea in irruenza di salsedine,
trascina e smussa:
da embrionici sedimenti
a soli metamorfici.
E lei tradisce e consola
e con celeri impronte: l’infinito.
E noi, con l’occhio di Mnemosine
e l’andamento scalzo, stipiamo i frammenti
e con avida superbia li soffochiamo.
INSETTO – 04/2020
C’è chi come un insetto
convive miserabile con l’attesa
della Sua e sola via di riscatto,
la leggiadra grazia alle rive del cielo,
per poi concederla in fretta alla morte.
C’è anche chi, ostinato
non vuol conoscer sollievo alla fatica
e per sconfiggere le intemperie d’un freddo ignoto
si priva della rigenerante ombra estiva.
C’è chi ozia, temporeggia col nulla
cullandosi tra calde note d’augurio
d’una prossima provvidenza, ingenua,
che tanto sarà sempre un po’ generosa.
Poi c’è una fiumana di speranza
che si dimena di fiore in fiore
e servile è rassegnata alla gerarchia.
C’è chi libera e bella domina il cielo
c’è il sudicio e disprezzato da tutti
ed infine c’è chi non appena t’ha usato
ti affligge ad una morte certa.
E’ dura essere un insetto
se non sai come volare.
INGANNO – 20/06/2021
Ombra nera nel sonno
oh mio fulmineo affanno!
Eretta al cospetto stai
della luminaria consolazione,
ma dimmi, dimmi che sei inganno!
Centrifuga la pupilla,
dall’acume di Sibilla;
Si latra la parola, taciuti
farfugli, stridenti e muti.
S’intasa invano il fiato
vulnerabile e scarno corallo;
fissità sei, oh inganno!
Esamine la stoffa mia,
erra tra le piume della quiete
spezzata per l’ombra della sete:
cinto n’è il capo mio. L’agonia.
Mulinante mucchio di tendini
imperato dall’ignota ferocia
mira come soffitto s’avvicina!
Guarda come s’inverte il ciliegio
audace coi suoi libri!
Demone m’hai invertita,
sfiorisco d’affanno
devo fingerti in fuga,
mio inganno.
VEDRAI – 27/07/2021
Sentirai nel sonno di una sigaretta
questi umori andare in fretta
e vedrai come affiorerà un sorriso
sul suolo vergine del tuo viso.
Tribunizia la pioggia,
cigola ai sospiri interrotti,
la sintassi gracile della corolla
e tribolano le conserve del grano
i concentrici delle rondini
i saturnali delle stagioni
i fragili al grappolo nostrano;
Sentirai sentirai che è tutto per noi,
anche l’ombra di un bambino
canta di questo nostro amore
intrappolato come il Sole,
dalle falci fauci della Luna.
Ma vedrai, vedrai che quei colori indegni,
guaiti dalle ragioni, ora s’ubriacano
dei cieli rosa, delle scaglie ingentilite del prato,
che deplorano un nostro bacio
Il nostro amore.
KAPUT – 30/09/2021
Ai principi dei Soli,
m’accorgo di aver scordato il fiato nel sonno.
Le mie corpaglie, pèrse ceneri immonde,
sono ancor per poco sepolte al caldo
e là vorrebbero giacere per aver pace
dai piaceri non vissuti,
dai minuti rincorsi assillati
dai pasti non più consumati in grazia
di spighe e cachi
dalla catena di miraggio
di rodaggio impiegatizia
dalla condanna al denaro
ineffabile sporca convinzione.
Esamine al divenire e…
KAPUT
incipriata all’epitaffio
Io, ai Soli socchiusi e fari accesi.
GINESTRA – 08/06/2021
Non c’è niente di più bello
di un uomo che riesce ancora ad arrossire;
il suo viso è corrotto
come muri velati dall’afa
ora timidi dal cromato piovischio estivo.
Niente è più bello di un uomo
ed il suo viso.
L’amore è fiorito:
Ginestra del deserto.